Geometrie notturne del cubo e della sfera

Lunedì 17 Dicembre 2012

Peter Pan insegue Alice giù per il cunicolo che porta nel Paese delle Meraviglie, ha lasciato l'Isola che non c'è per andare a far visita all'amica dai sogni smisurati ed io li vedo scorazzare inarrivabilmente felici, per sempre disancorati, lontani, alla deriva da questo nostro mondo reale.

Un mondo esageratamente pesante, pesante come un pettine fatto di piombo. Loro sono l'infanzia, la spensieratezza, l'innocenza non ancora perduta, l'ingenuità su tutto, sulla vita, sulla realtà, sui perchè, su tutte le domande.

Loro sono il motivo per cui amiamo l'infanzia, lo stato pre-razionale, emotività, sentimenti, innocenza, nessuna coscienza dell'inevitabile, irreversibile, nostra finitezza. I bimbi credono che il mondo sia un'immensa tazza di panna montata in cui tuffarsi, credono in mamma, papà, fratelli, amici, cuori e casette scarabocchiati su certi fogli spiegazzati più preziosi di schizzi originali di Monet.

Poi arrivano a capire che qualcuno morirà, i molto vecchi, i vecchissimi, poi tutti, poi anche mamma, poi anche loro. Si fanno domande e non trovano risposte. Non le troviamo neanche noi, figuriamoci.

Perchè esiste tutto? Bella domanda. E noi non sognamo di trovare le risposte, ma solo che perduri quello stato meraviglioso, quella condizione fantastica in cui la nave di Peter Pan naviga sicura tra le stelle. Noi, con loro, ma con una coscienza differente, torniamo abbastanza piccoli da poter entrare nel mondo di Alice, per farci un giro insieme a loro: ma vediamo Alice che cresce a dismisura, nella casetta, e non vorrebbe, tenta di non crescere, cerca l'antidoto per non crescere così rapidamente.

Anche noi siamo cresciuti, in qualche misteriosa maniera, siamo diventati uomini e donne. Abbiamo cercato prima di tutto di essere saldi, solidi, stabili.

Io forse mi immagino come un cubo, quadrata la base, equilibrate le proporzioni, stabile, alto quanto largo, se mi sbilancio troppo posso cadere, ma atterro su un'altra base quadrata e sono di nuovo in equlibrio stabile. Reggo tutto, persone, drammi, malattie, problemi, paure, situazioni. So che spaventarsi, disperarsi, urlare non serve, è disutile, e allora cerco di tenere la barra del timone dritta, anche se non so dove si va, penso che bisogna tenerla e basta, perchè la tempesta non disalberi la nave in un batter d'occhio.

Oggi ho visto un parente in pigiama che nonostante tutto ride, aspettando di sapere se è leucemia o avrà uno sconto dal destino, se vincerà alla lotteria della vita un male minore. Ho visto una nipote che ha una cisti cerebrale, una cisti benigna, ma che contrariamente a quanto si era detto dovrà operarsi, e non d'appencite.

Ho visto malati, chi più e chi meno, rassegnati nei loro letti. Ho visto il mio amico medico intubato, puntellato in vita in rianimazione dopo un intervento di by-pass aorto-coronarico andato male: mai vederlo così, mai immaginato, mai.....anni a parlare di malati e malattie insieme, una bastonata, non pensavo neanche che mi facessero entrare ed invece mi sono ritrovato lì, ai piedi del letto, a cercare il senso.

Poi ho visto i miei bambini, compiti da finire, abbracci, sorrisi, nel letto con loro per addormentarli, sono sempre io, sempre Andrea, ma un altro Andrea.

Un altro capitolo, e non c'è mica solo questo, ce ne possono essere tanti nello stesso giorno, è solo un altro, un esempio, per spiegare una flessibilità inspiegabile. E mi sono chiesto "ma com'è possibile, ma come fa, un cubo, a riuscire a scorrere nella vita senza spigoli, senza attriti, come una pallina nella roulette, come fa un cubo ad essere, nello stesso tempo, anche una sfera????"

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Andrea Piras

Sono padre per scelta e soprattutto per passione, uomo inguaribilmente incantato dai bambini, dal loro mondo e dalle loro fantastiche faccende.

Nel magazine parlo di padri, figli e sogni. Parlo della genitorialità, maschile e femminile. Di vita, sentimenti, pensieri, riflessioni e quotidianità dell'essere genitori. E poi di sogni..