Niente dolce ai bambini poveri

Domenica 25 Maggio 2014

E’ proprio il caso di dirlo: si stava meglio quando si stava peggio. Mai detto fu più vero, specie di questi tempi. In questi giorni ha tenuto banco in rete, nei telegiornali e sui giornali la notizia che in un asilo comunale il sindaco ha stabilito che ai bimbi “poveri” non verrà servito il dolce alla fine del pasto.

Ora non discuto sulla scelta del dolce che a ben vedere è un vantaggio per questi bambini non usufruirne per quanto riguarda il valore nutrizionale e il rispetto della salute ma ciò di cui voglio discutere in questa sede è la discriminazione a cui vengono sottoposti questi bambini che, in quanto tali, non dovrebbero centrare niente o pagare la colpa dei loro genitori di essere “poveri”.

Leggere questa cosa mi ha profondamente indignata e mi vergogno io per la pochezza di certi ragionamenti. Ai tempi dei nostri nonni non si era “poveri”, allora c’era proprio la miseria eppure la solidarietà tra la gente non mancava mai. I valori, quelli che contano, erano ben radicati nelle persone e mio papà, ultimo di 5 figli negli anni fra il ’30 e il ’40 mi dice che soldi non ce n’erano ma mia nonna se sapeva che qualcuno era più in difficoltà di loro preparava razioni di polenta in più (sì polenta, che per loro era il pasto quotidiano) e lo condivideva. Sono passati settanta anni, ci siamo evoluti, siamo andati tutti all’università, abbiamo computer, I-phone e I-pad di ultima generazione e non abbiamo più cuore.

E allora in una mensa in un asilo, frequentato da bambini che hanno dai 3 ai 5 anni passa il messaggio che se sei povero il dolce non lo mangi! Ecco, io ragionerei diversamente e, senza pensare ai valori nutrizionali come ho già detto, ragionerei da mamma e quindi magari se sei povero il dolce te lo darei in doppia razione proprio perché se ai miei figli posso permettermi di comprare un gelato tutti i giorni, i loro genitori magari non possono farlo oppure, conoscendomi, mi precipiterei nell’ufficio di chi di dovere e pretenderei che il dolce non venisse dato neanche ai miei figli, anche se non facciamo parte della categoria “poveri”.

Mi dispiace proprio tanto che in un posto dove i bambini dovrebbero essere messi al primo posto invece vengono considerati in base alla dichiarazione dei redditi dei loro genitori ma quello che mi dispiace ancora di più è che questi bambini saranno gli adulti di domani e noi, con questi esempi, gli stiamo offrendo un mondo di individualismo, di discriminazioni, di disuguaglianza e di intolleranza.

Se in Italia le cose vanno sempre peggio è proprio perché nel 2014 succedono ancora di queste cose, noi non possiamo permetterlo, dobbiamo farci sentire e urlare a squarciagola che le cose devono cambiare dentro ai nostri cuori… e credetemi, questa non è solo retorica!


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Fabrizia Morello

Mi chiamo Fabrizia. Sono in ordine una donna, una moglie, una mamma di due adorabili maschietti, rispettivamente di 10 e 8 anni e sono esattamente tutto quello che volevo essere. In aggiunta più per hobby che per lavoro, da due anni sono Capogruppo Yves Rocher perché mi sono accorta di amare alla follia tutto ciò che riguarda la cosmesi e la cura del corpo vegetale. Mi sono creata un team di lavoro straordinario che mi permette di guadagnare qual cosina per me e mi sento più completa. I figli cresceranno ed avere un piccolo mondo solo per me mi fa sentire bene e mi appaga. Adoro leggere e scrivere per cui quando il favoloso BBMag mi chiama io rispondo!!!

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