Mamme all'estero, seconda parte

Lunedì 07 Ottobre 2013
C'è chi è tornato dalla colorata, multietnica, stimolantissima Londra, abbandonando una carriera in campo sanitario, per buttarsi in un futuro più incerto ma felice qui in Italia. È il caso di Cecilia.

“Ho scelto di non avere un figlio all'estero per diversi motivi: da medico posso dire che l'assistenza sanitaria che si riceve in Italia è migliore di quella inglese.

Le donne qui sono seguite mese per mese, mentre in Inghilterra sono previste solo due visite per tutta la durata della gravidanza. Un altro motivo è che avrei avuto la famiglia lontano ed essendo il momento della maternità un momento di cambiamento molto grande, mi spaventava molto l'idea di affrontarlo lontana da tutti. Il terzo motivo è che vorrei che i miei figli crescessero in Italia: credo ancora molto in questo paese, nel modo di essere degli italiani, nella cultura e nella bellezza della lingua. Non avrei sopportato essere chiamata "mum" dai miei figli insomma!”

Non è dello stesso parere Francesca, che in Inghilterra oltre a costruire una splendida famiglia, ha anche trovato una carriera come fotografa (bravissima con i bambini, per altro, basta dare un’occhiata al suo sito): le sarebbe stato possibile anche in Italia?

“Dopo essere diventata mamma di Emma, Sofia e Matteo, ho scelto di restare a vivere in Inghilterra, precisamente a Cambridge. Essere mamma qui, a mio avviso, è molto più semplice. In ogni villaggio, ci sono mille gruppi diversi dedicati ai bimbi e alle mamme e ho trovato tanta sensibilità nei confronti di noi mamme e della nostra vulnerabilità dopo il parto.

Nonostante abbia sempre creduto che la sanità non fosse paragonabile a quella italiana, sono rimasta piacevolmente sorpresa nel modo in cui mi hanno seguita quando sono rimasta incinta di Emma e Sofia. La loro è stata una gravidanza gemellare piuttosto rischiosa e, senza alcuna spesa, ho avuto un team di specialisti che si sono occupati di me offrendomi un'ecografia al mese (ogni due settimane, negli ultimi mesi) gratuitamente.

La gravidanza di Matteo, è stata normalissima senza nessun rischio particolare ed ho usufruito delle canoniche due ecografie (gratuite, attenzione). Se avessi avuto la necessità, c'è sempre la possibilità di fare ecografie ulteriori privatamente.

Non credo di tornare in Italia. Desidero che i miei figli crescano in un ambiente meritocratico dove sia ancora concesso sognare e costruirsi il proprio futuro”.

Infine c’è Emanuela, che durante il periodo della tesi ha lavorato come chimico a Dublino, dove ha conosciuto un altro italiano, uno speciale per lei. Quello che poi sarebbe diventato suo marito, il papà della sua bellissima bimba. Loro hanno provato a tornare nel Bel Paese, dove lei si è laureata ed ha ottenuto un contratto a progetto della durata di tre anni. Ovviamente oltre tale data il contratto si sarebbe dovuto trasformare in un indeterminato. Poi lui riceve un’offerta di lavoro imperdibile ma in Irlanda. Cosa fare?

Abbiamo deciso di ripartire, consapevoli che forse sarebbe stato per sempre. Non è stata una scelta facile, per niente. Certo, ora facciamo tutti e due un lavoro per cui abbiamo studiato, permanente e che ci ha permesso di comprare una bella casa, di sposarci ed avere una bambina ma non è semplice come sembra. Emigrare per avere queste cose è da gente coraggiosa, gente che ha combattuto il sistema per lungo tempo e che alla fine si è stancata; gente che ha deciso di vedere cosa poteva fare in un altro paese, un paese civile, e la realtà e' comunque difficile da spiegare in poche parole”.

Cosa significa essere mamma in Irlanda?

“Ho sempre sentito parlar male del sistema sanitario irlandese, così quando sono rimasta incinta ero preoccupata, e tanto! Alla fine invece mi sono trovata benissimo. Nove mesi seguita e coccolata: quando sei incinta il tuo medico di famiglia, il GP, invia la tua scheda all'ospedale, che dopo esattamente tre giorni ti manda a casa la lista di tutti gli esami da fare con data ed orari”.

Differenze tra pubblico e privato?

“Con la privata paghi 3000€ circa per una stanza singola il giorno del parto, con la pubblica potresti trovarti insieme ad un massimo di altre tre mamme. Io ho scelto la pubblica. Dalla prima all'ultima visita in ospedale tutto fila liscio: quell'orario esatto in quell'esatto giorno. E non perché ci sono due gatti. Il Maternity Hospital di Cork è famoso in Europa per essere un ospedale intero dedicato unicamente alla maternità, così come è famosa l'Irlanda per l'alto tasso di nascita.

Una volta partorito, l'ospedale ti fa compilare un foglio con la richiesta del benefit per il bimbo: lo stato elargisce 140€ al mese fino al diciottesimo anno di età . Dopo 10 giorni poi arriva anche il passaporto. Tu, mamma, hai la possibilità di prenderti fino ad 1 anno di maternità : 3 mesi salario pieno, 6 mesi al 50% e gli ultimi 3 a zero.

Dopo la nascita il GP ti invia orari e date x tutti i vaccini da fare da qui ai prossimi 13 mesi. In gravidanza l'ospedale regala ad ogni mamma una borsa nella quale si trova di tutto: dalla prima cremina ai pannolini fino ad un set fotografico gratuito per il bimbo.

Dopo la nascita l'ospedale ti invia via email ogni settimana notizie su quelli che normalmente sono i progressi da notare in tuo figlio: “Buongiorno, la tua bimba ha 12 settimane, dovresti notare etc etc etc” e ti segnala le attività per i bimbi in corso nella città. Sono moltissime, la maggior parte gratuite. Ogni famiglia ha circa 3-4 figli per cui molto è incentrato sulla famiglia ovunque vai, dal parco al ristorante”. Ma in questo paradiso c’è almeno un “contro”? Sì, uno di tipo economico: il nido. “Pagherò 930€ al mese”. Non solo: così distanti non si può contare sulla presenza dei nonni: “Certo, possono venire a trovarci quando vogliono, specialmente i miei che sono in pensione ma non è la stessa cosa”. Ma vorreste tornare? E perché? “Ci piacerebbe e ci stiamo provando e la motivazione è solo negli affetti....vedremo!”

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